Paolo Bertoncini
Milano, gennaio, un lunedì mattina

Il cervello s'illude di non esser qui, di stare ancora a letto a godersi il caldo tepore delle coperte. Centinaia di volti incrociano il nostro sguardo, smarriti, persi nella luce del giorno che nasce, il sole di un dannato lunedì mattina. tre teste, sei piedi, camminiamo come automi urtandoci e spingendoci, inciampando, guardando le ragazze per strada e ridendo di incredibili stupidaggini. I Pensieri vorticano sulle consegne, sulle tempistiche, sui progetti e le illustrazioni che stiamo seguendo... tanto lavoro, poco tempo. Non dobbiamo nemmeno ordinare, ci guardano ed ecco tre caffè fumanti pronti. Neanche fosse stata vodka, un sorso e via, tintinnio di monete e siamo già per strada, di ritorno, il pensiero proiettato alle cose da fare, ancora intorpidito e con una leggera scottatura in gola, una scottatura che ci dona un senso di calore. Le chiavi nella toppa e si prende posto al computer, mentre nella testa ci si chiede quando porteranno le ricariche per la macchina del caffè dell'ufficio. Oggi? Forse domani...