Paolo Bertoncini
Milano, notte di lavoro
Gli occhi a una certa ora gridano di smettere, ma non si può. Lo studio è silenzioso, passi vicini riecheggiano tra le pareti, tutto tace. Dovrei essere a letto, dovrei guardare un film, eppure digito stancamente i tasti del Mac, respiro pigramente il profumo del caffè che deve farmi continuare fino alla fine. Ci sono parole dentro che vorrebbero uscire, ma non si riesce mai a parlare come si vorrebbe con i propri colleghi, spesso la gente non vede niente, analizza e critica e non si rende nemmeno conto di cosa la gente pensa in realtà di loro. Quelli al piano di sotto hanno ripreso a litigare. Il caffè mi accende, svuoto la testa dalle parole vuote che mi feriscono e che riecheggiano incessanti nel mio cervello. Mi attende un'ora circa, forse due di fatiche, ma mi conosco, e sono certo di farcela... e poi c'è sempre il caffè, quello non manca e non tradisce mai!